Avversiamo da tempo, inascoltati, qualsiasi progetto di incremento delle urbanizzazioni commerciali di grandi strutture in città, convinti che il punto di equilibrio sia stato già da molti anni sorpassato: lo abbiamo fatto col raddoppio dell’ESP, con le ipotesi paventate per la Darsena di Città e lo abbiamo fatto anche per il progetto di viale Europa, zona dove ne è prevista anche un’altra.

Se queste decisioni sbagliate e controproducenti hanno radici nelle passate consigliature e ammesso che non ci siano effettivamente gli strumenti normativi per impedirle (noi avevamo proposto una coraggiosa moratoria), certo la politica non può nascondersi dietro ad un dito: se questi interventi che impatteranno fortemente sul tessuto commerciale già provato non si possono bloccare, di sicuro è possibile pensare ad incentivi ed anche a forti compensazioni che permettano al commercio di vicinato di sostenersi e promozionarsi, prendendo ad esempio anche quanto fatto dai territori limitrofi.

D’altronde anche il nostro turismo e la nostra Città d’Arte si alimenta con la qualità e l’eccellenza del nostro Centro Storico, non certo con le cinture di grandi centri commerciali che tutt’al più contribuiscono ad impoverire le botteghe non solo cittadine, ma anche dei centri del forese.

Su questo è necessario aprire una discussione, non solo sulla pratica e sull’opportunità, ma anche strategica su dove siamo finiti e dove vogliamo arrivare.
Questo è il compito della politica: non ratificare ma immaginare, programmare, prevedere.

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