Si parla molto in questi giorni del DEF e della manovra economica del Governo. Da più parti sono state avanzate preoccupazioni e domande in primis sulla copertura delle misure previste e sulla direzione intrapresa.

Nelle ultime due settimane non solo queste nubi non si sono diradate ma anzi, stando anche all’andamento di Borsa e spread (che ha sfondato, come noto, più volte quota 300) si sono ulteriormente innervositi mercati e grandi investitori internazionali e non solo.

E si sono già iniziate a bruciare parte delle risorse previste dal DEF con le maggior spese per interessi.

Domanda inevitabile: se cresce la sfiducia verso il paese e se qualcuno non compra più i titoli e il nostro debito, il sistema tiene? Questa è “roba” che ci riguarda da vicino e non solo materia di speculazioni che pure ci saranno. incide sui risparmi, sui mutui e sui rapporti tra Banche e imprese per stare a noi.

Non è solo il famoso “numeretto” 2.4 del rapporto deficit/Pil a preoccupare l’Unione Europea come le agenzie di rating, ma piuttosto l’uso che verrà fatto del cosiddetto “deficit spending”.

E’ molto chiaro: con il secondo debito pubblico più alto d’Europa (dopo la disastrata Grecia) puoi anche provare il grande azzardo, fregartene delle regole e dei vincoli europei ed incrementare la spesa corrente pur nell’imminenza della fine del cosiddetto “quantitative easing”.

Ma puoi farlo (forse) se davvero metti in campo misure che concretamente sostengano la crescita economica.

Insomma le stime di crescita annunciate da Tria potrebbero essere plausibili se fossero destinati 20 miliardi al rilancio di lavoro e imprese (taglio cuneo fiscale, ricerca e innovazione, industria 4.0, infrastrutture e opere pubbliche, incentivi alla produttività ecc).

Ma se invece supponi di raggiungere questi obbiettivi molto difficili ed ambiziosi con provvedimenti che premiano chi non lavora o lo fa “in nero” (vedi reddito di cittadinanza) e chi vuole anticipatamente andare in pensione (anche non tenendo conto dell’allungamento della vita media) allora tutto diviene più complicato.

Anche perché non ti accontenti di questo, ma vuoi buttare altri due miliardi nel calderone dei Centri per l’impiego (che oggi “occupano” solo il 2% della forza lavoro) e quasi altrettanti nel fantomatico provvedimento “truffati dalle banche”.

E dire che alcuni propositi erano stimolanti e interessanti, molto utile e giusta (e da noi sollecitata a più riprese) la scelta di non aumentare l’iva, ad esempio, con la relativa copertura.

Perché non ridurre il costo del lavoro e della burocrazia?

Non a caso, sono intervenuti in tanti, ultimo il Fondo Monetario, rivedendo al ribasso le stime di crescita del paese per il 2019 (non oltre l’1%).

Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: non puoi pensare di far ripartire un paese come il nostro, in cui sempre più esigua è la fetta di popolazione che, quotidianamente lavora, produce reddito e ricchezza e paga regolarmente le imposte con misure che vanno nella direzione diametralmente opposta, fino a lambire il vecchio assistenzialismo che abbiamo conosciuto a suo tempo.

Non conosciamo ancora per intero il testo completo della manovra. Ci stanno ancora lavorando.

Confidiamo in qualche sorpresa anche perché, facendo il conto della serva, manca ancora qualche miliardo per finanziare tutte le misure annunciate anzitempo dalla maggioranza di governo.

Lo commenteremo insieme: intanto buona manovra (speriamo) a tutti (e per tutti). Le elezioni sono finite da un po’. Ora bisogna pensare al Paese, che ha bisogno di certezze e di sviluppo.

image_pdfimage_print