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Nell’estate del Covid, passeggiare in centro a Ravenna ti mette davanti a quelle che sembrano due città diverse: quella della mattina (e ancora di più del pomeriggio), obiettivamente poco animata, dove l’assenza dei turisti si fa sentire. Poi c’è quella della sera, dove tutto cambia profondamente: i numerosi locali per aperitivi, i ristoranti ed i chioschi pullulano di gente e gironzolare per il centro è veramente piacevole. Escludendo l’anomalia del 2020 causata dal Covid, che ha costretto a sospendere numerosi eventi, nel corso degli anni le iniziative di svago e cultura sono aumentate riscuotendo notevole successo. Ciò che accade più marcatamente in estate è un segno dei cambiamenti che gradualmente modificano il modo di vivere la città. Si frequenta meno il centro per fare shopping mentre lo si sceglie per incontrarsi, trascorrere una serata, bere e mangiare qualcosa in compagnia, partecipare a un evento. Si cammina volentieri se la città e bella ed accogliente (e Ravenna lo è) ed in questo senso la sciagura del Covid ha avuto la conseguenza di favorire la diffusione di tavoli e sedie all’aperto, che contribuiscono ad aumentare il senso di apertura ed ospitalità. Un fenomeno che sembra fortemente apprezzato dai cittadini, al punto che dovremo interrogarci e riflettere sulla possibilità di favorire questo modello anche in futuro e valutare modalità più permanenti, che rendano possibile l’utilizzo dei dehors anche nei mesi autunnali e primaverili.
Più complessa la situazione delle attività commerciali, in particolare quelle non alimentari. Ravenna è una città ricca di negozi ma la situazione è complicata, molti hanno chiuso i battenti ed altri potranno farlo. Ci sono cambiamenti epocali nelle abitudini dei consumatori ma andando in estrema sintesi, la città è più bella se le vetrine sono illuminate. Per tenere il negozio aperto, i commercianti devono trovare la giusta gratificazione ai propri sforzi. Da una parte gli esercenti dovrebbero utilizzare meglio le occasioni di maggiore affluenza della città, anche se sono richiesti sacrifici che magari potrebbero essere compensati con fasi di riposo in altri momenti. Allo stesso tempo la categoria ha realmente bisogno di aiuti e sgravi attraverso la riduzione significativa delle imposte locali e nazionali.
Sarebbero di grande importanza gli incentivi annunciati nelle scorse settimane dal governo per favorire gli acquisti nei borghi e nei centri storici. Non vuole essere il “solito” lamento a favore degli esercenti; un osservatore attento noterebbe che manca il ricambio generazionale fra le imprese commerciali e molti giovani preferiscono un posto di lavoro da dipendente rispetto alla scelta più rischiosa del lavoro autonomo. Soprattutto se davanti ai sacrifici non corrisponde quasi più la soddisfazione professionale ed economica, come sta avvenendo sempre più frequentemente.

Graziano Gozi, direttore provinciale Confesercenti Ravenna