Riportiamo con piacere (ricambiandoli e condividendoli) gli auguri per le festività che ci ha inviato la Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna – Ufficio X – Ambito Territoriale di Ravenna Dott.ssa Agostina Melucci.

Dicembre 2018

Auguri!

Come consuetudine desidero, in occasione delle festività esprimere qualche meditazione unitamente agli auguri di tante cose buone: a ciascuno dei miei interlocutori salute in primis, serenità e soddisfazione sul nostro lavoro come in tutti gli spazi di vita. Al mondo, pace. Continuo a farlo, con alcune estensioni. Abbiate pazienza e, se ne avete il tempo, leggete queste mie meditazioni.

Sostando di fronte a luoghi fondazionali del conoscere e del sentire come Gerusalemme, la Valle dei templi, Benares o più recentemente l’Egitto, mi è venuto da pensare che le domande per tutti ma particolarmente per chi opera nella scuola come “che cosa è vero?” e “chi è l’essere umano?” vadano ulteriormente riformulate alla luce di un’altra: cosa sta diventando la millenaria interrogazione della creatura umana sulla terra e sul cielo?  Quanto è possibile curare la coerenza nell’indirizzare a un fine che ponga in connessione le singolarità culturali senza svalorizzarle?
Tutto questo, a mio avviso, ha rilievo sul piano della pedagogia: i nostri alunni possono/debbono forse aspettarsi non solo un mostrare statuizioni del conoscere per ora incontroverse ma anche un indicare i confini, i fines oltre cui si estende l’incertum.  Essenziale è oggi l’invitare all’esplorazione delle nuove configurazioni del mondo e di uno sguardo orientato all’ulteriorità.
Gli insegnanti (e noi tutti dirigenti e ispettori) si confrontano ogni giorno con ragazzi che vivono un mondo di immagini ove le categorie spazio-temporali sono contratte e il pensiero astratto è reso più difficile proprio per la carenza di riferimenti stabili, di responsabilità verso il reale. Più difficile di tutto è dunque il porgere inviti per un’attenzione al senso del conoscere.
La tensione tipica dei nostri tempi non è di migrazione verso l’Eterno (1), come direbbe Filone di Alessandria; è ristretta entro le mura della contingenza. Proprio per questo occorre orientare lo sguardo dei giovani in ogni direzione, in particolare verso il Novum (quel che antecede o succede alla contemporaneità) del conoscere e del sentire.
Dobbiamo –penso- continuare a essere sicuri riferimenti per i nostri giovani anche quando noi stessi ci poniamo dei dubbi. Ma punti di riferimento, non punti fermi.

La Dirigente
Agostina Melucci

Nota 1. Il concetto di eterno percorre e anima la cultura di Occidente da Platone ai giorni nostri, eppure è quasi ignoto ai ragazzi che vengono privati da altre possibilità di pensare il tempo.
Al massimo si concepisce – a mio parere – la perennità, ovvero una durata senza termine, mentre l’eterno si riferisce a uno stato atemporale di tutti i tempi pensabili.

 

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