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I dati diffusi in questi giorni dalla Camera di Commercio sulla anagrafe e consistenza delle imprese in Provincia, nel secondo trimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2017, mettono in evidenza ancora una volta la situazione di difficoltà del settore commerciale sottolineata ulteriormente dal periodo di fiacca nelle vendite e nei fatturati aziendali anche durante il periodo dei saldi.

A fine giugno 2018 il registro imprese della Camera di Commercio evidenzia questa situazione: In provincia di Ravenna le aziende registrate nel commercio sono 8240, quindi meno 90 rispetto a dicembre 2017 e meno 138 rispetto al giugno 2017, mentre nel turismo (che comprende anche bar e ristoranti) a giugno 2018 abbiamo 3469 aziende registrate (10 in più del dicembre 2017 quando erano 3459) e 17 in più rispetto all’analogo periodo del 2017.

Nel secondo semestre dell’anno in corso (aprile, maggio e giugno) il saldo tra imprese cessate e aperte registra un trend inferiore al primo trimestre ma ancora con il segno meno (meno 30 nel commercio e meno 13 nel turismo).  Mentre rispetto allo stesso trimestre del 2017 si registrano 8 cessazioni in più nel commercio e anche 3 iscrizioni in meno.

I dati articolati evidenziano ancora un calo di aziende nell’abbigliamento, nelle calzature, nelle edicole, mobili, distributori di benzina, mentre crescono farmacie, cartolerie, articoli medicali, come ancora (per il fenomeno macroscopico già segnalato) le attività di commercio di autovetture (in 10 anni + 303 aziende registrate), dato questo che amplifica ulteriormente in negativo l’andamento del commercio al dettaglio.

Confesercenti esprime preoccupazione per questa continua erosione del tessuto imprenditoriale del commercio che colpisce in particolare le piccole imprese, in parte dovuto alla debolezza del mercato interno e in parte a fattori più strutturali.

Anche per questo innanzitutto bisogna scongiurare aumenti dell’Iva che avrebbero un grave impatto sui consumi che il Paese non può permettersi. Occorre, a tutti i livelli, da un lato prevedere misure di sostegno alle piccole e medie imprese anche in termini di innovazione e dall’altro però, anche intervenire sulla normativa nazionale ed europea, visto che la deregolamentazione totale del settore (come da noi previsto e denunciato) ha sostanzialmente fallito i suoi obiettivi (anziché pensare e autorizzare nuove grandi strutture).