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“La sentenza del TAR del Lazio che ha respinto il ricorso di Airbnb imponendo il rispetto della normativa sugli affitti brevi è un’ottima notizia per le migliaia di imprese del settore ricettivo che operano da sempre nella legalità”. È quanto afferma Filippo Donati – Presidente regionale di Assohotel Confesercenti – a commento della sentenza del TAR del Lazio che ha respinto il ricorso di Airbnb contro la norma che impone il pagamento della cedolare secca del 21% sugli affitti brevi a partire dal 12 settembre del 2017. “Il TAR del Lazio e il Consiglio di Stato – continua Donati –avevano già respinto la richiesta di sospensiva della legge che, quindi, è pienamente operativa, compresa la parte sulle sanzioni per le eventuali inadempienze. La norma, d’altro canto, è molto chiara e prevede che le piattaforme online trattengano direttamente dagli utenti il 21% di tasse dai compensi destinati agli host, i proprietari delle strutture, da versare direttamente al Fisco. Ci troviamo, dunque, in presenza di quasi un anno e mezzo di inadempienza con un mancato versamento di diversi milioni di euro anche per quel che riguarda la realtà dell’Emilia-Romagna. Risorse importanti che potevano servire per migliorare il prodotto turistico delle nostre località sia in termini di infrastrutture che adeguamento dell’offerta. A questo si aggiunge l’evidente disparità di adempimenti e carico fiscale fra strutture ricettive e queste nuove forme di ospitalità che crea spesso una concorrenza sleale difficilmente sostenibile”.

L’ultima rilevazione puntuale effettuata dall’Ufficio Studi di Confesercenti Emilia Romagna a settembre 2018 ha messo in evidenzia un’ampia offerta di proposte di alloggi extralberghieri in Regione, 11.727 annunci, pubblicati sul portale Airbnb.

“A questo punto rimane la perplessità sul comportamento di alcune amministrazioni pubbliche che cercano con insistenza di raggiungere accordi con chi si ostina con ogni mezzo di evitare l’applicazione di una legge dello Stato e bene ha fatto la nostra Regione a non cedere alla tentazione di sottoscrivere accordi che non avrebbero garantito il pieno rispetto della legalità”